Donazione Eni per la ristrutturazione dell’Istituto Superiore “G. Luosi”
Mirandola, 20 maggio 2013
Signor Presidente della Provincia,
Signor Sindaco,
Preside dell’Istituto Luosi,
Studenti e genitori,
Sono veramente contento, sono sinceramente orgoglioso di essere qui oggi, in una città che frequento da quando ero bambino, a rappresentare l’Eni e a presentare il progetto di ristrutturazione di una delle molte scuole danneggiate dal sisma dello scorso 29 maggio.
Esattamente un anno dopo quei terribili giorni, noi oggi abbiamo un privilegio. Siamo qui, e possiamo testimoniare che Mirandola ce la sta facendo. Ce la state facendo. La vostra forza di volontà, il vostro orgoglio, ha dimostrato di essere più grande della tragedia: più forte del terremoto.
Oggi è il momento quindi di tornare a guardare lontano per questo territorio, così ricco di storia e di capacità di innovazione.
Come sapete, Eni è un’azienda che opera in tutto il mondo. Siamo presenti in luoghi lontani, difficili per chi voglia fare impresa. Ma noi abbiamo il nostro cuore, la nostra testa e le nostre radici qui in Italia. Da sempre sentiamo l’orgoglio di rappresentare l’Italia nel mondo ma anche la responsabilità di contribuire al benessere e alla crescita del nostro Paese.
Nel momento in cui Mirandola e le altre città dell’Emilia cercano buone ragioni per tornare ad avere fiducia nel futuro noi non potevamo non essere presenti. E abbiamo deciso di farlo nella maniera che reputiamo migliore: contribuendo alla ricostruzione di una scuola, il luogo nel quale i nostri ragazzi devono formare il loro sapere e la loro coscienza.
E’ a voi giovani che voglio rivolgermi innanzitutto. Voi siete la speranza di Mirandola e dell’Italia.
Ricostruire dopo un terremoto non significa mettere solo in sicurezza le strutture ma anche riattivare il tessuto sociale della città. Se c’è una ferita che il terremoto rischia di lasciare aperta è proprio quella di non vedere Mirandola restituita alla sua gente, soprattutto alle sue ragazze e ai suoi ragazzi. Certo ci vorrà del tempo perché tutto torni come prima. E forse non tutto sarà esattamente come lo ricordate. Ma il colpo durissimo che avete subito può e deve essere l’occasione anche per fare cambiamenti positivi, per immaginare e per costruire la città che voi giovani abiterete tra vent’anni.
A voi e a tutti i cittadini di Mirandola dico che su questo punto avete a disposizione un asso nella manica formidabile, qualcosa che appartiene al DNA di questa terra: la capacità di innovare.
Il terremoto non ha soltanto colpito le vostre chiese e le vostre scuole ma ha distrutto purtroppo capannoni e fabbriche riconosciute in tutto il mondo come un’autentica eccellenza. Mi riferisco soprattutto alle aziende italiane e straniere che qui, dagli anni Settanta, hanno trovato terreno fertile per prosperare, creando benessere e occupazione, perché qui sono venuti in molti a investire anche dall’estero. Prima del terremoto, il solo distretto biomedicale ha contribuito per il 2% al al PIL nazionale. Bisogna al più presto riuscire a tornare a quei livelli e se possibile accrescerli ulteriormente. Ne ha bisogno questo territorio e ne ha bisogno anche l’Italia: senza crescita economica e spinta all’innovazione non ci può essere buona occupazione.
Io penso che in un tempo come quello che stiamo vivendo, il tempo delle raccomandazioni e degli auspici, dei programmi generici e dell’esortazione alla buona volontà sia finito. L’Italia è costruita sulle imprese e dalle imprese deve ripartire. Tre cose principalmente chiede un imprenditore, soprattutto di una piccola o media impresa:
1) Non vuole essere tassato più dei suoi concorrenti. Si parla molto di IMU, di questi tempi. Lasciatevi che vi rammenti che le tasse non le pagano gli immobili, ma le persone. In Italia il livello di tassazione sulle imprese, il cosiddetto Total Tax Rate, è fra i più alti del mondo: 68.6%.
2) Vuole poter assumere collaboratori, formarli, farli crescere – perché nel DNA di un imprenditore c’è la crescita della propria azienda e soprattutto le persone con cui lavora sono suoi partner, prima che dipendenti. Penso quindi che oggi quando si decide di assumere un collaboratore, vista la rigidità delle regole sul lavoro, si rischi in realtà di firmare un contratto matrimoniale a vita, slegato dalla performance e dai cicli economici. Meno flessibilità significa aumentare il costo delle assunzioni. Se le assunzioni costano di più, non c’è bisogno di aver studiato a Harvard per capirlo, si assumerà di meno.
3) La terza cosa è forse la più importante: un imprenditore è pronto ad assumersi i rischi e ad affrontare la sfida di mercati lontani e spesso ostili. Ma vuole che il suo Stato sia amico nelle procedure che individua e nei servizi che offre, sia amico nel supporto che fornisce per vincere nel mondo. E non è possibile quindi che anche in questa “classifica della burocrazia” siamo tra gli ultimi in Europa e non solo lì.
Noi di Eni, che siamo un’impresa che lavora nel mondo e ha il vantaggio di avere le spalle grosse, abbiamo voluto dare un contributo concreto, su un tema che è il pilastro della competitività dei territori: l’educazione dei nostri giovani, che sono il seme del nostro raccolto futuro.Tutta l’Italia ha assistito alla grande forza e all’operosità con cui i cittadini di Mirandola si sono rimboccati le maniche sin dalle prime ore successive al terremoto. Abbiamo visto imprenditori rientrare nei capannoni distrutti per liberarli dalle macerie, fianco a fianco coi loro operai; studenti e professori ricominciare le lezioni in luoghi certamente non ideali ma più sicuri; l’Amministrazione di questo Comune mettere a disposizione le migliori energie per dare aiuto e conforto alla popolazione. A voi tutti va quindi il plauso e il ringraziamento sincero per aver dato all’Italia intera una lezione di forza e di dignità.
Ai miei colleghi imprenditori vorrei rivolgere un riconoscimento per il modo straordinario con cui non si sono persi d’animo e, pur tra mille difficoltà, stanno rimettendo in piedi le loro attività. In un mondo nel quale la competizione si gioca tra sistemi economici tra Paesi, non solo tra aziende, la forza dei territori è la componente più importante per produrre benessere e ricchezza. Voi imprenditori stavate affrontando questa pesante crisi economica nella maniera più giusta: investendo in ricerca, attraendo i migliori talenti, creando occupazione.
Poi il terremoto ha interrotto, solo temporaneamente, questo processo ma non ha fatto crollare i vostri ideali né le vostre capacità.
Qui a Mirandola e in tutto il modenese voi avete addirittura anticipato i tempi, avete costruito il futuro lanciandovi in una sfida complessa e affascinante contro una concorrenza che va dagli Stati Uniti alla Cina. Nessun altro Paese, anche quelli che forse hanno condizioni competitive migliori, dispone di quella straordinaria passione che si ritrova in questa parte d’Italia, un’identificazione totale di voi imprenditori e delle vostre famiglie con le aziende che avete fondato o che guidate. Questa qualità, che nel mondo dell’impresa, vi assicuro, è quanto di più raro possa esistere, e riuscire ad averla è il fattore vincente di ogni azienda, è totalmente affine ai valori di Eni.
Ed è per questo che ci sentiamo perfettamente a casa qui e che con convinzione abbiamo deciso di sostenere il progetto di ristrutturazione della scuola “Luosi”.
Vogliamo che la prossima sede dell’Istituto sia non sono il simbolo di una rinascita ma anche il luogo nel quale ciascuno di voi, ragazze e ragazzi, potrà esprimere al meglio la propria vocazione e il proprio talento, possa formare quella coscienza di cittadini italiani e abitanti di Mirandola. Care ragazze, cari ragazzi: il futuro vi appartiene. Non lasciatevi scoraggiare, neanche quando tutto sembra essere così fragile di fronte alla forza e all’imprevedibilità della natura. La lotta fra l’uomo e la natura è antica quanto la nostra storia. Ma ad ogni generazione gli uomini sono diventati un po’ più padroni del proprio destino. Non abbiate paura di osare. E’ il nostro coraggio, sono i nostri sogni, a renderci quelli che siamo – e a consentirci di migliorare un pochettino il mondo per chi verrà dopo di noi, come hanno fatto i nostri nonni e i nostri genitori, e come abbiamo la responsabilità di provare a fare noi oggi.
Grazie.